Quando T-Pain si è esibito nel suo NPR Tiny Desk Concert nel 2014, molti commenti furono ovviamente rivolti all'assenza degli effetti che le sue incisioni hanno cementato nell'immaginario collettivo. La performance ha dimostrato che l'artista, il cui album di debutto Rappa Turnt Sanga ha reso famoso il tanto vituperato Auto-Tune, canta molto bene, allontanando le critiche che gli erano state rivolte per l'uso eccessivo dell'effetto. Tuttavia, lo stigma che circonda l'Auto-Tune e l'impatto che ha avuto sulla carriera di T-Pain ci fanno capire molto delle ansie estetiche e morali relative al mondo della produzione musicale moderna, oltre che a quello della musica in senso lato.
Creato dalla Antares Audio Technologies nel 1997, l'Auto-Tune prende la traccia vocale di un cantante e la rende perfettamente intonata, regolando digitalmente le frequenze. La versione esagerata di questo effetto, resa popolare un anno dopo grazie al brano "Believe" di Cher, si manifesta quando l'attacco, o la durata necessaria all'inizio della correzione delle frequenze, viene spinto al massimo. Il risultato è un suono della voce robotico che passa in modo brusco da una nota all'altra, senza glissati. L'Auto-Tune è molto utilizzato nella musica pop, ma in modo più sottile: con grande probabilità, molti dei cantanti più amati lo usano regolarmente. A inizio anni 2000, tutti erano soliti alzare al massimo l'effetto su una o due tracce, ma la magia è svanita presto. Artisti come Neko Case e Jay-Z hanno condannato l'uso eccessivo del software, intimando un ritorno a una produzione musicale più "onesta". Qualsiasi utilizzo dell'Auto-Tune divenne quindi sospetto e lasciava intendere che gli artisti che se ne servivano avessero poco talento. Gli ultimi prodotti creati dalla Antares lavorano in tempo reale durante le performance live e hanno complicato maggiormente il problema.
Tuttavia, la drammatica protesta contro l'Auto-Tune perde di vista il quadro generale. I produttori possono alterare una prestazione vocale con molti altri strumenti e, in tutta onestà, è il loro lavoro. Nessuno attacca i de-essers, ma se vengono spinti in modo eccessivo, tutte le "s" all'interno di un brano danno vita a una specie di difetto di pronuncia che i cantanti non hanno prima di entrare nello studio. Invece, se usati in modo più discreto, possono mettere in salvo delle ottime riprese in cui il microfono ha captato troppe sibilanti (i sibili delle lettere "s"). Analogamente, i produttori utilizzano spesso l'Auto-Tune per rinforzare una già eccellente performance invece di sistemarne una discutibile, correggendo in modo sottile qualche nota. Prima dell'Auto-Tune, i cantanti dovevano reincidere tali note, ma il software fa risparmiare tempo ed energie e permette di raggiungere lo stesso risultato. In altre parole, le correzioni nei mix ci sono sempre state e i software da studio sono semplici strumenti utili per alcuni artisti, non per tutti. Chi può dire quale approccio sia migliore?
Il generoso uso dell'Auto-Tune da parte di T-Pain gli ha permesso di creare un suono personale, ma anche molte controversie.
Ma basta filosofeggiare, torniamo a T-Pain. Secondo i media, l'appariscente Auto-Tune inonda tutto il catalogo musicale di T-Pain, ma la prima strofa di "Blow Ya Mind" è un esempio del sottile utilizzo dell'effetto. L'Auto-Tune è sempre presente sullo sfondo, ma diventa protagonista soltanto in poche sillabe all'interno delle strofe, creando un effetto più ritmico che melodico, connettendo le parole al beat in un modo molto difficile da conseguire per una voce umana. Nel corso del brano, l'effetto diventa a volte prevalente, per poi tornare discreto. Per farla breve, viene usato per innalzare l'emotività della canzone in modo ponderato, non certo per coprire la pigrizia del cantante.
Come suggerito da Leon Neyfah sul The New Yorker, forse le reazioni negative suscitate dall'Auto-Tune hanno poco a che fare con la sfera della moralità, ma si concentrano di più sul suo utilizzo eccessivo dopo l'esordio di T-Pain. A quanto pare, è la sua saturazione a infastidire, non la sua abilità nel facilitare le registrazioni. Se avete molti strumenti a disposizione, affrontate la sfida e cercate di usarli in modo creativo, pensando fuori dagli schemi. E se date il via a una moda che prende una brutta piega, non sorprendetevi.
*Margaret Jones è una cantautrice, polistrumentista e insegnante di musica residente a Oakland, CA. Suona la chitarra in molti gruppi locali, tra cui il suo progetto cantautorale M Jones and the Melee. Inoltre, possiede un dottorato in Storia della musica alla UC Berkeley e ha insegnato al San Francisco Conservatory of Music. *
T-Pain di Andrew J. Kurbiko è concesso sotto licenza CC BY-2.0.
T-Pain I 2 di Will Folsom è concesso sotto licenza CC BY-2.0.
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